domenica 8 aprile 2018

"Non sopporterei una vita senza passione per la vita": l'arte di essere fragili...

Mi regalano un libro:"L'arte di essere fragili: come Leopardi può salvarti la vita". Alessandro D'Avenia. L'autore mi piace, di Leopardi ho un ricordo sfumato ma sinceramente riconoscente per alcuni suoi versi che ho ancora scolpiti nella mente nonostante la scuola abbia fatto di tutto per farmene avere una idea triste e negativa.
Come faccio di solito quando inizio un nuovo libro apro la copertina e firmo sul frontespizio mettendo la data di inizio della lettura. Mi soffermo sulla dedica: "A tutti i ragazzi e le ragazze ai quali sono state spezzate le ali prima di spiccare il volo. A tutti gli uomini e le donne che difendono le cose fragili, perché sanno che sono le più preziose".
So già che la lettura mi appassionerà: mi ritrovo nella dedica fin dentro il midollo.
"Dove tende questo vagar mio breve?" (G. Leopardi - canto notturno di un pastore errante dell'Asia)
Poesia e ricerca di senso. Domande senza risposta e poesia che diviene ricerca appassionata e appassionante.
Così il libro è un dialogo con Leopardi che ripercorre le tappe della sua vita e di quella di ciascuno di noi di domanda in domanda stimolando la ricerca: "Rispondevi domandando, perché la risposta vera non è quasi mai la soluzione che fa sparire il problema, la risposta è l'apertura alla vita, di cui il domandare è segno".
Nel parlare a noi adulti che vogliamo accompagnare la crescita dei ragazzi l'autore parla molto chiaro: "Incontro centinaia di ragazzi, e centinaia sono quelli che mi scrivono, stufi di non sapere per cosa giocarsi quell'infinito che sentono nel cuore. Vogliono progetti, non oggetti. Mentre noi cerchiamo di soddisfare il desiderio con le cose, loro chiedono quello che il desiderio contiene: la speranza dell'impossibile reso possibile... Questa generazione vuole testimoni, prima che maestri... le passioni si risvegliano a contatto con il fuoco, non con le istruzioni per accenderlo."
Allora per noi apprendisti della vita la lezione è molto chiara, non solo accettare le nostre fragilità, ma scoprire come proprio attraverso di esse possiamo cogliere l'essenziale:
“Sperare non è un vizio dell’ottimista, ma il vigoroso realismo del fragile seme che accetta il buio del sottosuolo per farsi bosco”.
“L’arte di rinascere è allora l’arte di amare, perché solo chi ama fa qualcosa di bello al mondo. Solo l’amore ci consente di affrontare lo scandalo della fragilità del nostro essere, un amore che non dovrebbe mai venir meno nonostante le nostre insufficienze, capace di farci accettare e far fiorire il nostro destino… Non possiamo avere un destino e una destinazione,  senza un amore che abbia fede in noi prima che noi in lui. Questo amore io l’ho trovato in Dio. Credo che le nostre carenze di destini, e quindi di felicità, siano carenze di amore, di un amore infinito, che scelga, abbracci e ripari, oggi e sempre, ogni limite della nostra fragile esistenza, perché raggiunga il suo compimento” (Alessandro D’Avenia  - L’arte di essere fragili”)
Alla fine riscopriamo che vivere cercando, vivere senza nascondersi dietro i propri limiti e i fatti della vita ma assumendoli diviene la strada che ci conduce a noi stessi e, quindi di passaggio in passaggio, alla felicità:
"Meglio un quieto sopravvivere o un inquieto vivere?"

"Essere fragili costringe ad affidarsi a qualcuno , e ci libera dall'illusione di poter fare da soli, perché la felicità si raggiunge sempre almeno in due"

"Il compito di ogni essere unano, anche il più fragile, è rimanere fedele a se stesso"

Vivere senza passioni e senza farsi troppe domande forse può apparire apparentemente un vivere più spensierato: "Dilaga, in un mondo che cerca il comfort in ogni angolo della vita, un paradossale non saper più stare al mondo, a forza di consumarlo, Per imparare a stare e poi a dare bisogna pazientemente 'sostare'. Tu mi hai insegnato, Giacomo, cose si può stare al mondo in ogni istante, abitare ogni minuto, qualsivoglia sia la condizione che ci è dato di abitare, per trovarvi bellezza. In che modo? Con quello che chiamiamo ispirazione"... niente come l'ispirazione è capace di illuminare la nostra vita quotidiana dal di dentro, con quella luce che rende ogni nostro gesto autentico e ogni nostra opera feconda, indipendentemente dal risultato".
E' proprio un'arte imparare a vivere accettando ogni istante facendolo diventare vita...