sabato 23 marzo 2019

"People are strange when you're a stranger"

Come apprendista uomo  in questo periodo di cambiamenti nella mia vita   ho avuto bisogno, e ne ho ancora, di fare silenzio e ascoltare... non voglio avere fretta di trarre conclusioni semplicistiche o di fare generalizzazioni. Eppure ci sono tanti situazioni che mi stimolano, mi interrogano come persona e ritengo che è opportuno cercare le parole per esprimere quello che sento dentro.
"People are strange when you're a stranger " - "la gente è strana quando sei uno straniero/i volti ti guardano disgustato quando sei solo" cantava Jim Morrison (ma era un drogato per cui per tanti ieri come oggi se chi parla è uno considerato un  poco di buono anche quello che dice lo è...).
Eppure anche io sempre più spesso mi sento strano ed estraneo e anche straniero rispetto a tante situazioni che avvengono intorno a me e rispetto a tante giudizi che ascolto alla radio alla TV ma sempre di più anche in strada, sul tram, sulla metro, nei supermercati... non sono d'accordo nelle viscere....
Sento che c'è rabbia e paura, tanta paura della diversità. Che diventa paura degli stranieri diventati la causa di tutti i nostri problemi. 
La diversità oggi più che mai spaventa persino in famiglia! Un figlio che si esprime in modo diverso dai genitori fa paura... genitori entrano in panico a primi movimenti di differenziazione dei propri figli... vengono a chiedere aiuto perché "non li riconoscono più, non sanno come prenderli".
Adulti disorientati fanno crescere ragazzi e giovani senza orientamento e futuro appiattiti sul qui e ora.
Nello stesso tempo non abbiamo scelta, il mondo è in vertiginoso movimento e chi pensa di salvarsi chiudendosi dentro al fortino allunga solo la propria agonia... nei film western con i quali sono cresciuto l'unica salvezza per chi era chiuso dentro era che arrivasse la cavalleria... ma arrivava, se arrivava, comunque da fuori... la chiusura porta alla morte...
Chi è strano e straniero comprende che ha bisogno di lasciarsi fecondare dalla realtà che incontra e genera vita. Lo osservo in tanti ragazzi stranieri ora diventati uomini e donne migliori dei loro coetanei rimasti fermi, migliori di tanti ragazzi italiani che stanno crescendo nella chiusura e nella paura. 
Chi si sente compiuto, migliore degli altri,  ha paura di farsi contaminare e diventa sterile. Nella nostra società, nei rapporti umani sta succedendo proprio così... Mi dispiace osservarlo... Ma sento che più ci chiudiamo con i nostri ragionamenti e più si avvicina la crisi della nostra cultura e civiltà...
Eppure è solo questione di mettersi insieme e cercare la strada migliore... 
Possibile che tra ricacciare nelle carceri libiche chi cerca un futuro migliore e incendiare gli autobus per protesta contro chi non li fa sbarcare non ci sono altri percorsi possibili? Ci devono essere! bisogna crederci e provarci.... passando anche attraverso prove ed errori, incontri e scambi. Io ci credo perché credo nell'uomo e vedo che ci sono situazioni positive, persone che si mettono in gioco in prima persona, ragazzi che imparano a vivere insieme...