olimpiadi e alle paralimpiadi con la bellissima storia di atleti che hanno davvero buttato il cuore oltre l’ostacolo e oltre i limiti imposti dall’esterno. Spesso mi capita di utilizzare metafore sportive nell’educazione: per esempio la staffetta, le regole del calcio, il gioco di squadra, il sacrificio. Solo che la vita reale spesso funziona in modo molto più imprevedibile e sregolato. Nella vita reale spesso si ha la sensazione di giocare senza arbitri. Oppure di avere 4-5 arbitri diversi e tutti di parte presi a discutere tra loro del senso delle regole e poco attenti al gioco (pensiamo ai nostri poveri politici…), e se poi mentre corri ti arriva un calcione nessuno lo vede o fa finta di non vederlo e non sai con chi prendertela e se continuare, fermarti o restituire quanto preso...
Anche nella corsa i 100m non sono uguali per tutti… per
alcuni sono a ostacoli comunque, alcuni devono correre con i piedi legati,
altri a piedi scalzi… nel salto in lungo
per quanto ti dai da fare il metro che dovrebbe misurare il tuo salto è diverso
da quello che misura quello del tuo compagno… nella vita reale un metro non è
per tutti lungo un metro (ogni giorno nelle scuole questo è evidente!). Nei giochi di squadra ti può capitare che un
tuo compagno diventa improvvisamente un avversario e viceversa… allora mentre
corri verso la porta avversaria o difendi la tua non sai più a chi puoi passare
il pallone!
Nelle paralimpiadi per poter capire chi è il più forte gli
atleti sono divisi in base alle caratteristiche. Uno con una gamba sola
gareggia con un altro che ha lo stesso handicap. Nella vita reale non è così: ognuno
si trova a gareggiare con tutti gli altri e a essere valutato indipendentemente
dalle condizioni di partenza. Vince chi arriva primo, ma nessuno si chiede se sono
partiti tutti con le stesse opportunità di vincere o anche solo di gareggiare.
Allora cosa mi insegna lo sport che mi può essere di aiuto
nella vita? Cosa mi insegnano questi grandi atleti che mi hanno fatto commuovere
a Tokio? Mi insegna a contare sulle mie risorse personali cercando di
migliorarmi giorno per giorno dando tutto quello che ho facendo la mia parte.
Mi insegna a lavorare sulle motivazioni interiori che mi fanno allenare e
gareggiare per dare senso alla mia vita indipendentemente dai risultati. Mi
insegna a superare i miei limiti e ad accogliere le mie fragilità assumendole e
trasformandole in risorsa senza recriminazioni fine a se stesse. Mi insegna a
muovermi nella vita sregolata del mondo dandomi delle regole e dei valori che
servono prima di tutto a me e che magari possono essere condivisi con altri.
Non so se alla fine vincerò e cosa
vincerò ma so che giorno per giorno avrò dato senso alla mia vita… e che ne
sarà comunque valsa la pena.
E comunque continuerò a utilizzare lo sport come metafora…
perché lo sport magari non rappresenta la vita come è ma almeno come dovrebbe e
potrebbe essere…