
A fine anno, prima delle attese vacanze estive, si tirano le somme di come sono andate le cose, di quanto è stato fatto o non fatto, dei risultati raggiunti. Ci si rende conto di obiettivi trascurati, persone perse di vista, propositi di inizio anno mancati. Ma alla fine dei conti cosa resta veramente? cosa conta?
Veramente sono i risultati l'unico criterio? Certo è importante verificare se "i conti tornano" . Ma mi sto sempre più rendendo conto che quello che conta è proprio il cammino fatto giorno per giorno. Gli incontri con le persone sopratutto. Le emozioni che questi incontri mi hanno trasmesso nella loro drammaticità o nella loro stupefacente bellezza.
Ciò che conta è seminare con costanza e curare il seme, senza preoccuparsi troppo del raccolto che a volte è abbondante e a volte meno.
Ma tutta la vita che c'è in mezzo tra la programmazione e la verifica è ciò che conta e ciò che resta.
E posso contemplare le meraviglie che ogni giornata ha portato con sé durante quest'anno e tirare il fiato per riprendere con ancora più entusiasmo e forza il cammino e la semina.
E' proprio vero che si può vincere o si può perdere ma ciò che conta è giocare la partita e dare tutto senza preoccuparsi se altri fanno lo stesso, perché è cosi che si coglie il senso del proprio andare...
Camminando s'apre il cammino e ogni anno e ogni stagione si ripete solo apparentemente in modo ciclico e uguale... la novità irrompe sempre e rende ogni anno unico.
Grazie a tutti i compagni di questo cammino, compagni occasionali, provvisori o fratelli di vita... perchè "
Alla meta ci sia arriva cantando o non ci arriva nessuno" (MCR)
Mentre ripenso a queste cose mi viene in mente un articolo che ho scritto per il nostro giornalino Centr'Avanti alla fine di un altro anno convulso in cui ci sembrava di non avere prospettive per il futuro 5 anni fa e sono andato a ricercalo sulla mia pen-drive:
"COME SI FANNO I BILANCI? SIAMO IN PERDITA VERAMENTE?
Anche quest’anno sociale volge al termine ed è già tempo di
bilanci… Ma con quale criterio va fatto un bilancio? Oggi il criterio dominante
in modo quasi esclusivo è quello
economico… entrate e uscite… o quello
quantitativo… quanti ragazzi sono venuti, quanti volontari, quante licenze
medie e quanti attestati…
Questa logica va bene per un centro commerciale, per un azienda ma è molto pericolosa quando
diventa anche il criterio principale in educazione e nell’intervento con le
persone…
Molti si rivolgono a noi affascinati dalla prassi educativa
e tanti ci chiedono aiuto perché accogliamo tutti quei ragazzi che altre
agenzie formative allontanano con
motivazioni più o meno valide… ma comunque allontanano… molti si rivolgono a
noi anche per dare una mano…
Ma incredibilmente ai rappresentanti delle istituzioni, nel pubblico,
nel privato e anche tra i religiosi…
interessa sapere solo quanto costa… “quante entrate avete?…” ,“ come vi
sostenete?”….
Da una parte è comprensibile: ogni famiglia, comunità, Stato, deve poter essere sostenibile… ma è chiaro che
questo può avvenire in modo diverso e che inevitabilmente alcuni intereventi di
prevenzione, sostegno e recupero sono economicamente a perdere… ma sono anche un
investimento per evitare perdite maggiori in futuro… (recuperare una persona in
carcere o in comunità per tossicodipendenti costa almeno 15-20 volte di più…
per non parlare dei costi sociali, umani della persona coinvolta e di tutte
quelle che lo circondano…)
Pensare alla scuola, alla sanità e all’educazione con gli
stessi criteri delle aziende è aberrante… certo la “scusa” pronta che ognuno
utilizza è: “c’è la crisi…” ma noi crediamo che proprio in tempo di crisi
occorre scegliere meglio come investire le risorse che ci sono…
Ora se il criterio per fare del bilancio di quest’anno è
quello economico avrete intuito che siamo in perdita… abbiamo accumulato solo
debiti… ma se adottiamo il criterio della qualità delle relazioni tra ragazzi e
operatori, il senso di comunità e di corresponsabilità, la crescita in umanità,
competenze e autostima allora ci sentiamo molto ricchi… abbiamo ricevuto
tantissimo e messo in circolo tutto quello che avevamo e alla fine… pur stanchi…
ci ritroviamo pieni di voglia di ricominciare! ....
Invece di chiederci solo quanto costa ci chiediamo
anche quanto vale… quanto vale un
ragazzo recuperato? Quanto vale un ragazzo che ha deciso di riprendere la
scuola? E un ragazzo che ha deciso di uscire dalla devianza e di andare a
lavorare? E uno che ha riscoperto di avere delle competenze,
che ha ripreso a credere in se stesso, che si è sentito accolto? Quanto vale?"