
Ci sono altri invece che danno tanto, possono farlo e sanno di poterlo fare, ma si guardano continuamente indietro per vedere se altri fanno altrettanto. E si lamentano e recriminano perché inevitabilmente trovano sempre qualcuno che non si impegna come loro, che non si dona come loro. Così facendo non si gustano la gioia del dono ma anzi si sentono vittime di una ingiustizia e quasi quasi invidiano chi dà di meno o comunque vorrebbero che anche gli altri si impegnassero tanto quanto si impegnano loro. Così stanno lì a misurare e la fatica la sentono persino di più.
Insomma entrambe le categorie di "donatori" sono ammirevoli per quanto fanno.
Ma solo i primi sono contenti e vivono magari un pò stanchi, ma anche soddisfatti e sereni e perciò pronti a ricominciare ogni giorno.
Gli altri invece, vivono male il loro donarsi e a causa delle loro recriminazioni si perdono la parte migliore del dono che ha un valore in sé inestimabile.
Come apprendista voglio esercitarmi nel dare quello che posso senza misurarmi su quanto danno o fanno gli altri ma solo su quanto posso fare o dare io di più o di meglio in base ai doni che ho ricevuto a mia volta dalla vita. Voglio fare in questo modo perché so che questa è la strada della felicità... non perché la felicità si possa raggiungere in modo diretto e completo ma perché osservo che diviene una normale conseguenza del donare con gioia.
"Se non io chi?
Se non ora quando?
Se lo faccio solo per me stesso chi sono io?
(Rabbi Hillel)
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