Vittorino
Andreoli Ha scritto:

“Ci sono due
modalità diverse di affrontare il dolore: il dolore con la speranza e il dolore
senza speranza... la speranza è una terapia del dolore... c'è una sola
risposta, ed è quella della condivisione, quella di dire: io sono con te per
soffrire, sono qui per condividere il tuo dolore; è inutile predicare che cos'è
la gioia a uno che vede solo dolore. Bisogna dare un senso al dolore e ha senso
se io lo condivido con te, perchè io stesso divento dolore.”
“Noi abbiamo dei recettori verso il mistero, verso qualcosa che ci sfugge... quel qualcosa che attrae e nello stesso tempo spaventa, questo è il mistero. Il mistero è qualcosa che si intuisce ma non si chiarisce sufficientemente. Ecco, c'è questa prima tappa del credere e qui c'è la speranza, la speranza nell'uomo. Guardate che l'uomo può fare molto per l'altro uomo.”
Vittorino
Andreoli ha detto che non si può essere un buono psichiatra senza sentire il
dolore dell'altro. Io credo che non si può nemmeno essere un buon educatore, un
buon psicologo, un buon salesiano, un essere umano veramente tale, senza sentire cosa provano i ragazzi e le persone con cui
entriamo in relazione. Sentire il dolore dell'altro e la rabbia dell'altro, una rabbia spesso inespressa o esplosiva. Una rabbia che a volte diventa imprecazione e/o preghiera: "Perchè Signore? Non è giusto! Non è possibile che a questo ragazzo, a questa famiglia debba capitare tutto ciò!". Spesso è un grido strozzato in gola che rimane senza risposta...
Poi Andreoli, che si dichiara ateo continua:
“Questo è il punto fondamentale: date speranza, voi che invidiabilmente siete stati visitati a casa vostra dal Padre eterno, date la speranza. E questa speranza datela prima come uomini, poi capiranno che siete anche cristiani”.E capisco che spesso quel prendermela con Dio è l'inizio, necessario, di un dialogo nel quale prende corpo la consapevolezza che Lui continua ad amarci così come siamo e che conosce il patire perché ne ha fatto esperienza diretta piangendo, gridando e, infine tacendo, proprio come noi.
Alzo lo sguardo, sopra il PC sulla bacheca di sughero, da tanti anni ho un immaginetta ormai sbiadita
ma che non cambio mai: "Quando la tua speranza è finita, confida in Dio e avrai una speranza senza fine."
Non ho la risposta al dolore delle persone che incontro e in particolare ancora non sopporto quello dei ragazzi nonostante tanti anni con loro. Però ho capito che posso stare, senza scappare, nella relazione con chi è nel dolore e con chi è nella gioia, per camminare insieme... a volte è poco, a volte ci si accontenta, a volte è sufficiente... camminare insieme... magari in silenzio...