Questo tempo così difficile mi interroga molto come apprendista uomo. Cosa significa essere uomo e essere donna e quale è il modo migliore per stare in questa situazione? Tutti dicono la loro e dentro la mia testa si moltiplicano i dubbi e le domande. Provo a fermarmi su quanto sento dentro di me.
Mi sto rendendo conto che mi fa paura il pensiero che per il futuro ci possiamo abituare a tutto questo. Che ci abitueremo a non darci la mano quando ci incontriamo, a non abbracciarci non baciarci. Che ci abitueremo a incontrarci da remoto tanto è più comodo, a stare in casa piuttosto che fuori. A ridurre i nostri momenti di incontro, di festa, di convivialità.
Dentro di me ciò mi fa stare preoccupato oltre al pensiero della pandemia che avanza è il pensiero che mi abituerò a fare le cose a distanza, che ci abitueremo che andremo avanti in questo modo anche quando potremmo togliere le mascherine. Che il bisogno di sicurezza prevalga su quello di condivisione e convivialità.
Magari non sarà così perché è dentro ogni uomo il desiderio di stare insieme e anche in passato le precedenti pandemie con il tempo sono state “dimenticate” e le persone hanno ripreso a frequentarsi senza schermi e paure. Mi auguro che anche questa volta sia così.
Diciamo tante volte che molte cose non saranno più come prima e forse alcune è anche meglio che non siano più come prima! Abbiamo fatto un salto in avanti rispetto all’utilizzo del digitale, abbiamo compreso di più il valore delle relazioni più strette e della famiglia, del sentirci responsabili gli uni per gli altri anche in nome di una attenzione alle persone più fragili e vulnerabili.
Ma una cosa che
vorrei tornasse come prima è la voglia di stare insieme! Forse i nostri ragazzi
con la ricerca di stare insieme la rappresentano più di tutti. Alla loro età è un
bisogno e un istinto naturale. Per gli adulti ci vuole anche una dose di scelta
e di intenzionalità perché non prevalga il ritiro e lo stare bene e al sicuro
dentro le mura della propria abitazione. Quella che è stata chiamata la "sindrome della capanna" che contrasta con l'essere fatti per la relazione, per uscire da noi stessi, per andare verso gli altri, per accogliere e essere accolti necessari a generare vita e vitalità.
Sono fiducioso perché non si può cambiare la natura umana, alla lunga l'amore e la passione vinceranno su virus, sulla paura dell'altro, sulla paura di nuove pandemie... perché veramente la peggiore pandemia è la "pandemia dell'indifferenza" come dice Papa Francesco da questa devo guardarmi con tutte le mie forze..
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